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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum III,27
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originale
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[27] At enim quaerit apud Xenophontem Socrates, unde animum arripuerimus, si nullus fuerit in mundo. Et ego quaero, unde orationem, unde numeros, unde cantus; nisi vero loqui solem cum Iuna putamus, cum propius accesserit, aut ad harmoniam canere mundum, ut Pythagoras existimat. Naturae ista sunt, Balbe, naturae non artificiose ambulantis, ut ait Zeno -- quod quidem quale sit, iam videbimus --, sed omnia cientis et agitantis motibus et mutationibus suis.
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traduzione
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27. Mi si obietter?.: ? Ma Socrate, come si legge in Senofonte, si chiede donde noi avremmo tratto la nostra
anima se gi? non fosse esistita nel mondo ?. Ed io mi chiedo allora donde abbiamo potuto trarre l'uso della parola, la
nozione dei numeri, l'arte musicale: a meno che non si ammetta che il sole parli con la luna quando si accosta a noi o
che il mondo produca una musica armoniosa, secondo quanto pensa Pitagora. Questi fenomeni, caro Balbo, sono opera
della natura, e non di una natura che esegue artistici passi di danza, come dice Zenone (e vedremo poi di che cosa si
tratta) bens? di una natura che imprime movimento ed attivit? alla totalit? degli esseri con trasformazioni e movimenti
suoi propri.
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